LA POVERTA’, L’ IGIENE, GLI EBREI

I MENDICANTI E LA POVERTA'

Una moltitudine di poveri! Ecco l’ esclamazione che si ripete con monotonia ostinata, nelle testimonianze storiche di tutto il Medioevo.

Varie erano le funzioni di questa affermazione: essa doveva motivare la necessità di fare l’ elemosina e di compiere buone azioni il più spesso possibile, doveva mettere in evidenza i meriti delle istituzioni di soccorso ai bisogni e dei singoli dottori di elemosine, dovevano infine suscitare paura e terrore.

La campagna è una fabbrica di poveri; ma finché questi poveri resistono nell’ ambito delle strutture agrarie e comunali, essi continuano ad appartenere all’ organismo sociale, non si pongono ai margini della società. 

Finché vivono in posti fissi, condividono le sorti dei loro villaggi e vi si procurano il minimo vitale. Certamente stanno solo ad un passo dalla fame: ma, d’ altra parte, sulla vita dell’ intera comunità contadina del Medioevo pesò sempre la minaccia della fame. I processi di stratificazione sociale nelle zone in cui si sviluppa l’ economia basata sullo scambio di merci e sul denaro determinano una popolazione molto avanzata; ne troviamo una conferma nei catasti fiorentini. Sorge così un ceto di contadini adagiati, che posseggono poderi abbastanza vasti e sviluppano culture cerealicole, tuttavia la campagna è soprattutto fornitrice e serbatoio di gente superflua.

Le recenti ricerche hanno provato che l’ emigrazione verso i centri urbani riguarda in Italia anzitutto i ceti agiati della popolazione rurale; tuttavia anche i contadini poveri affluiscono ininterrottamente nelle città, desiderosi di trovare mezzi di sussistenza. Quando tale afflusso è graduale, il mercato di lavoro delle città assorbe lentamente i nuovi venuti, e il loro processo di adottamento sociale si svolge senza gravi difficoltà; ma quando l’ ondata migratoria cresce e diventa sempre più violenta, le strutture urbane si oppongono all’ accoglimento di coloro che abbandonano le campagne.L’ elemosina sembra in un primo momento una soluzione provvisoria, ma con l’ andare del tempo essi devono rassegnarsi a vivere ai margini della società. Nelle deliberazioni senesi del 1302 il numero di poveri viene valutato a oltre 15.000 mentre l’ intera popolazione della città conta probabilmente fra 20 e 25.000 individui, e dopo la peste nera quando aumentò l’ immigrazione del contado, il numero dei vagabondi sarebbe ancora aumentato. 


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