RIMEDI CONTRO LA PESTE NERA
I medici non si trovavano più, perché anche loro morivano come gli altri. Quelli che si trovavano volevano essere pagati profumatamente. Loro toccavano solamente il polso del malato, ne vedevano l urina.
Non si seppe come affrontare difese efficaci, difese preventive che valessero a scongiurare il pericolo. L emergenza suggerì comunque disposizioni seppure non eccessivamente efficaci, che costituirono il primo nucleo di provvedimenti: questi provvedimenti consistevano nel non accogliere ammalati o persone provenienti da zone infette, una maggior sorveglianza alle porte della città e proibizioni di vendita di oggetti usati, provenienti da defunti o sottratti alle case di ammalati.
I medici consigliavano il lavaggio con aceto ed acqua, o la purificazione dell aria con fumi di legni odorosi.
Era importante, ancor prima di essere contagiato, purgarsi con pillole d' aloe; diminuire il sangue con la flebotomia e sostenere il cuore con frutti e cose di buon odore, infine confortare gli uomini con bolo di Armenia e contrastare la putrefazione con sostanze acide. Per quanto attiene alle cure si facevano dei salassi e delle evacuazioni, degli sciroppi cordiali; e gli accessi esterni venivano portati a maturazione con fichi e cipolle cotte, tritate e mescolate con lievito e burro; poi venivano incisi e trattati con la cura delle ulcere. I carbonchi erano trattati con ventose, bruciate ed incise sulla superficie.
In figura:afflusso di bare nel camposanto di Tornai, in Francia, miniatura da "La peste" di Tornai di Gilles le Muisit, 1349.Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique. La peste imperversa, e gli improvvisati becchini non riescono a tenere il passo con l ininterrotto afflusso delle bare.
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