Parlare del lavoro dei campi per tutta l’Europa negli ultimi due o tre secoli del medioevo sono molto difficile, perché ci sono notevoli differenze nella vita agricola e nelle condizioni ambientali.

 Gli attrezzi

Gli attrezzi dei contadini erano molto poveri, essi consistevano in:

 rastrelli;

 zappe;

 aratri.

 

Gli animali più utilizzati erano:

 il cavallo

 il bue

 

 

Ci furono importanti innovazioni anche

in ambito della mietitura e trebbiatura

dei cereali, tra cui il grano, con

l’ausilio della falce e del falcetto,

usati anche per il taglio delle erbacce.

 

Il vero protagonista fu il ferro, estratto in quantità notevoli, in quanto riuscì a migliorare l’efficacia e la durata dell’ attrezzo stesso.

 

 I terreni

Come già detto nell’introduzione le zone che si presentano

all’interno del continente europeo sono molto diverse e perciò è necessario analizzarle una a una.

Le zone di montagna erano contrassegnate da aree di modesta coltivazione, diffusi i cereali, il resto erano tutte lasciate a grandi estensioni boschive e prative, lasciate al pascolo.

Aree più basse, poco popolate perché

ancora acquitrinose e malariche,

si era andata affermandola coltivazione

di cereali.

In Italia, è una zona in cui esisteva la pluricoltura intensiva di cereali, viti e piante da frutto, in alcuni distretti mediterranei venivano impiantate delle monocolture arboree o quanto meno delle colture prevalenti e caratterizzanti come l’ulivo e la vite.

Nelle zone in cui non si poteva coltivare l’ulivo era diffusissimo il noce, che poteva essere usato sia come frutto serbevole sia come olio per lampade.

In fine molti territori essendo totalmente improduttivi, avevano un equilibrio totalmente sbilanciato verso le attività pastorali transumanti.

Il sistema culturale dettava in ogni modo i tempi e i ritmi della vita del contadino.