La disponibilità alimentare per il contadino era legato dal buon andamento del raccolto.

L’alimento più diffuso non era il pane, che era cibo per ricchi, ma un pastone formato da diversi cereali mischiati. Il pane si diffonderà più tardi con l’introduzione di un ingrediente per farlo lievitare, insieme alla farina e ai mulini che macinavano continuamente il grano.

Le bevande più usate erano l’acqua e il siero il latte, seguiti da birra e vino bevuti maggiormente alle feste ove il cibo era molto più abbonante: il consumo di carne era elevato, visto che le feste era organizzate dai contadini più ricchi, mentre quelli più poveri faticavano per immagazzinare provviste per le carestie.

Con l’allevamento si poteva disporre di grande quantità di carne, e c’era anche un’attività lattiero casearia, ma fra i contadini si diffuse di più la cereali coltura.

Il maiale era l’animale più mangiato poiché ve n’era abbondanza ma soprattutto tutte le sue parti potevano essere riutilizzate. Si mangiava anche il pollame che oltretutto forniva le uova.

La caccia non era permessa poiché vi erano i diritti feudali rivendicati dai signori; i contadini avevano tuttavia un loro orto dove coltivavano la verdura e la frutta.

La produzione di vino era destinata ai ceti alti, ma era presente anche sulle tavole dei contadini, mentre al nord dove c’era più freddo, era diffusa di più la birra.